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A volte i luoghi di maggior dolore possono essere i depositari di una inquietudine che sboccia talvolta nei modi di una trasformazione profonda.
Esprimere il proprio mondo interiore, dare forma ai nostri demoni, può essere l’occasione per liberarli e – con loro – liberare anche noi stessi.
Niente è più doloroso di un carcere. Spesso la superficialità ed anche la nostra paura, gettano etichette frettolose su quanti sono costretti a viverci dentro, dopo aver perduto la propria libertà.
Distinguere uomo e peccato è una massima sempre valida e ciò è dimostrato dalla sensibilità umana che spesso manifestano i detenuti, allorché si dispongono a un cammino di rivisitazione critica dei propri atti.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative volte a dare voce e volto a questa umanità sofferente, anche nel nostro territorio.
Fra le tante, appare meritevole di menzione il Laboratorio di scrittura creativa, tenuto dall’Associazione “L’officina”, che rappresenta una delle numerose attività organizzate all’interno della Casa Circondariale di Pesaro (Villa Fastiggi), presentate il 5 giugno 2014 alla Biblioteca San Giovanni nel corso dell’evento “L’arte sprigionata – Migranti”.
Alberto Ramundo e Vincenzo Lerario in questo video ci parlano degli effetti benefici che la “creatività scritta” può avere sui detenuti.