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Giovanni Paolo II è stato un pontefice che ha segnato il tempo in cui è vissuto.
Una specie di gigante attorno a cui si è coagulato uno dei periodi più densi della storia.
Siamo nella cattolicissima Polonia dopo la seconda guerra mondiale, nella temperie della “guerra fredda”.
La realtà si era immobilizzata in un mondo scisso in due blocchi che minacciavano il dissolvimento dello stesso pianeta comune.
Il mondo dell’occidente, con i suoi miti consumistici, il sogno americano, e il mondo comunista, rinchiuso nella sua utopia di una società programmata nelle sale del partito comunista.
La Polonia era il punto in cui questa rappresentazione bifocale della realtà manifestava più sofferenza.
Per un a serie di ragioni, di cui forse la principale, l’anima del popolo ferocemente oscurata dai dogmi, questa volta non cattolici, ma marxisti.
Giovanni Paolo II ha costituito per la Polonia e dunque per il mondo intero, il riferimento morale, religioso, umano, attorno a cui l’insofferenza della sua gente prima, e la battaglia politica poi, si è venuta identificando.
La sua presenza è stata come una potente leva che ha permesso quel che sembrava al momento impensabile, e cioè il crollo di quella realtà solidificata e apparentemente indistruttibile.
Il risultato quasi “miracoloso” è stato quello della fine della divisione del mondo in blocchi contrapposti, a partire dall’anima polacca e dal suo grande leader spirituale.
“Caro Lolek… Giovanni Paolo II, un uomo, un Papa, un Santo” è il titolo dello spettacolo che verrà messo in scena l’8 giugno alle 21 presso il Sagrato del Duomo di Fano. Ondalibera.tv ha incontrato dietro le quinte il regista Marco Florio, che con questa rappresentazione ha voluto ricorda l’uomo Karol oltre al pontefice, oggi divenuto Santo, che ha saputo parlare al cuore di tutta l’umanità.